18/07/09

Tim Buckley "Live at the Folklore Center"



Tim Buckley dal vivo al Folklore Center di New York City non è semplicemente il ricordo postumo di uno dei più grandi cantautori americani, è anche l’occasione per saggiarne la grana di incredibile performer dal vivo oltre che il viatico a ben sei brani inediti, mai apparsi nella discografia da studio del nostro. Il concerto risale al 6 marzo del 1967 ed è stato catturato da un vero e proprio magnate del folk americano, Izzy Young, che accoglie il talentuoso vocalist nel suo nido situato presso la 321 Sixth Avenue, proprio all’apice della sua carriera e del contestuale boom del movimento folk. Il concerto si svolse in una situazione più che intima, di fronte ad uno sparuto pubblico di 35 anime e rispetta la scaletta originale con 16 brani, con le relative sei tracce udite in esclusiva per l’occasione. Un documento eccezionale, non fosse altro per l’ulteriore presenza di un’intervista inedita condotta dallo stesso Izzy young in due riprese: il 17 ed il 18 marzo, a breve distanza dalla memorabile data. L’indipendente newyorkese Tompkins Square realizza così un colpaccio – nonché un desiderio chissà da quanto tempo cullato - recuperando i master originali del disco e presentandoli in una forma impeccabile. Tim Buckley (1947-75) è ancora oggi da considerarsi la punta di un diamante di un sentire musicale che ha conosciuto il suo massimo splendore proprio a cavallo tra i ’60 ed i ’70, quando al frenesia del peace & love lasciava il passo ai canti di protesta ed alla parate di strada, proprio all’indomani della guerra in Vietnam. Assieme a Nick Drake e Leonard Cohen, Buckley chiude un ipotetico ed impareggiabile trittico, elevando la poesia a nuovo epicentro musicale, traducendo parole e musica in un contesto che è pura magia, inaugurando una scia emozionale ancora oggi palpabile. Il set acustico impeccabilmente consegnato alle stampe con "Live At The Folklore Center" non è altro che una sofisticata pagina di arte a tutto tondo, recuperata all’oblio e consegnata a tutti gli inguaribili sognatori del nostro tempo. Gli angelici vocalizzi di Buckley unitamente alle sue doti – mai abbastanza decantate – di chitarrista apriranno per noi tutti insolite porte della percezione. Il mito continua.

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