La scena neo psichedelica e garage italiana ha regalato soddisfazioni ai seguaci di mezza Europa, rappresentando un fenomeno esportabile oltre i patri confini. Rivalutare i sixties attraverso le intemperanze e l’attitudine del punk e del do it yourself, questa l’indicazione di fondo per numerose delle band affacciatesi fuori dalle cantine italiche. La scena del granducato in particolare ci ha donato alcuni dei massimi esponenti del genere. Quella Toscana battagliera culla della wave ma anche pronta a riproporre le rasoiate dell’hardcore americano, ha cullato il sogno di tanti piccoli ensemble. Gli Steeplejack da Pisa sono da ricordarsi come un’esperienza assolutamente intensa ed il doppio cd antologico edito da Spitfire ne è il testamento definitivo. Figli della California e del Texas, del blues e del rock’n’roll, del country e della psichedelia, ma comunque capaci di esercitare una propria individualità. Cospiratore primo è stato Maurizio Curadi, già membro di band seminali quali Useless Boys e Birdmen Of Alkatraz; la sua capacità maggiore è stata quella di trasformare le note in messaggi subliminali. In "Pow Wow", che segue di circa un anno il già splendido "Serena Maboose", gli Steeplejack hanno trasposto tutto il loro genio, concependo un sogno/incubo caleidoscopico e affascinante: quattro capolavori tanto stralunati quanto arditi nelle strutture ("No One’s Land" e "Indian Cannonball" su tutti), due intervalli di sapore più canonico (la cover di "Rooting Ground Hog" di Big Joe Williams e il divertente e bizzarro "Stomp Around Huge Frog") e altri due tributi all’estasi lisergica, con le chitarre più insinuanti d’Europa a flirtare con un canto straordinariamente lirico e suadente pur nelle sue tonalità aspre. Il mini-LP "Serena Maboose", confezionato ancora da one man band (Ettore Montanari, accreditato come batterista, non è mai esistito), era fusione di ispirazioni folk, tendenze garage, contaminazioni blues e vocazioni acide. Non tutti lo sanno o lo rammentano, ma gli Steeplejack non si fermarono con "Pow Wow" e le sue eccitanti, pirotecniche appendici live. L’azzardo non passò del tutto inosservato e ci furono contatti persino con l’I.R.A. dei Litfiba, ma l’esperienza ebbe minimi sbocchi discografici: solo gli otto minuti della "È tutto finito" recuperata tardivamente in una raccolta della Toast ("Apocalisse di diamante", 1993).
Finalmente i tre anni d’oro degli Steeplejack sono immortalati in un doppio cd/discografia. Nel primo: Serena Maboose, Pow Wow e la doppia cover dei 13th Floor Elevators tratta da un 45 giri allegato nel 1987 alla fanzine “Lost Trails”, in pratica, tutto quanto apparso all’epoca su vinile tranne la "Tin Soldier" della raccolta "Eighties Colours Vol. 2", presente però - per correttezza filologica - nel secondo compact.
A tenerle compagnia, due pezzi della stessa session e un demo ancora del 1987 una cover di I"t’s All Over Now Baby Blue" di Bob Dylan esclusa da Pow Wow, il master originale di ("The Resurrection Of High) High And Shakin’ Trees" e quattro estratti da un concerto-benefit per i nativi americani organizzato a Genova - assieme ai Not Moving - nell’autunno 1988. Un piccolo mito da celebrare correttamente.
Finalmente i tre anni d’oro degli Steeplejack sono immortalati in un doppio cd/discografia. Nel primo: Serena Maboose, Pow Wow e la doppia cover dei 13th Floor Elevators tratta da un 45 giri allegato nel 1987 alla fanzine “Lost Trails”, in pratica, tutto quanto apparso all’epoca su vinile tranne la "Tin Soldier" della raccolta "Eighties Colours Vol. 2", presente però - per correttezza filologica - nel secondo compact.
A tenerle compagnia, due pezzi della stessa session e un demo ancora del 1987 una cover di I"t’s All Over Now Baby Blue" di Bob Dylan esclusa da Pow Wow, il master originale di ("The Resurrection Of High) High And Shakin’ Trees" e quattro estratti da un concerto-benefit per i nativi americani organizzato a Genova - assieme ai Not Moving - nell’autunno 1988. Un piccolo mito da celebrare correttamente.
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