Pubblicato dalla prestigiosa Impulse! e materialmente fuori catalogo da eoni, Jazz Raga è una delle pubblicazioni più avventurose del chitarrista di origine tzigana Gabor Szabo. Originariamente ispirato dalla sei corde di un eroe come Django Reinhardt, il nostro ha saputo erigere un ponte tra la tradizione mediorientale e quella nera, contribuendo nello scrivere alcune delle più memorabili pagine del cosiddetto rare groove.
Per la prima volta disponibile in digitale Jazz Raga è un disco che ha rappresentato un’importante eredità per alcuni capolavori del rock e del pop contemporaneo, non ultimi Odelay di Beck e Abraxas di Santana.
Le dettagliate liner notes presenti nel colorato booklet di 40 pagine sono curate da Doug Sheppard (Ugly Things, Goldmine). Le interviste esclusive a Bernard Purdie, Rudy Van Gelder e Jack Gregg sono un ulteriore testimonianza di quanto sia stato prezioso il contributo del nostro in un’evoluzione che prevedeva l’incontro di culture e suoni di paesi diversi.
Innovatore privo di timori, con Jazz Raga del 1967 raggiunge il suo apice creativo, muovendo al crocevia tra jazz, rock e tinteggiature folk psichedeliche, aiutandosi con sitars, un beat spiccatamente latin jazz (un session man di lusso come Bernard Purdie spicca per le sue proverbiali doti percussive) ed i naturali influssi est-europei. Un gioco di specchi, in cui il groove ipnotico sembra sposare le acide riprese rock di Ananda Shankar (che debutterà di lì apoco). Dalla perdizione acida di Walking On Nails all’intermezzo con sitar di Mizrab passando dalle parti di un’ispirata revisione di Paint It Black.Un disco crossover ante-litteram, da riscoprire in tutta la sua inebriante bellezza.
Per la prima volta disponibile in digitale Jazz Raga è un disco che ha rappresentato un’importante eredità per alcuni capolavori del rock e del pop contemporaneo, non ultimi Odelay di Beck e Abraxas di Santana.
Le dettagliate liner notes presenti nel colorato booklet di 40 pagine sono curate da Doug Sheppard (Ugly Things, Goldmine). Le interviste esclusive a Bernard Purdie, Rudy Van Gelder e Jack Gregg sono un ulteriore testimonianza di quanto sia stato prezioso il contributo del nostro in un’evoluzione che prevedeva l’incontro di culture e suoni di paesi diversi.
Innovatore privo di timori, con Jazz Raga del 1967 raggiunge il suo apice creativo, muovendo al crocevia tra jazz, rock e tinteggiature folk psichedeliche, aiutandosi con sitars, un beat spiccatamente latin jazz (un session man di lusso come Bernard Purdie spicca per le sue proverbiali doti percussive) ed i naturali influssi est-europei. Un gioco di specchi, in cui il groove ipnotico sembra sposare le acide riprese rock di Ananda Shankar (che debutterà di lì apoco). Dalla perdizione acida di Walking On Nails all’intermezzo con sitar di Mizrab passando dalle parti di un’ispirata revisione di Paint It Black.Un disco crossover ante-litteram, da riscoprire in tutta la sua inebriante bellezza.
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