26/02/09

Un nuovo album per i Thermals ad Aprile



La radio sembra sintonizzarsi magicamente su quei favolosi anni ’80, quelli che non solo rappresentarono l’apice dell’edonismo reaganiano, ma anche una delle vette storiche del rock indipendente made in USA. Passando in rassegna il nuovo giuramento di fedeltà al guitar pop dei Thermals, il tempo sembra davvero essersi fermato. Ammesso e non concesso che questa sia una radio libera della East o West Coast, stiamo ascoltando forse il miglior college-rock di sempre. Ed usando questo abusato termine vogliamo proprio riferirci ai giorni di fuoco di quel suono: ai Replacements di "Let It Be", ai Lemonheads di "Lovey" o addirittura ai primissimi Pixies. In uscita ad aprile "Now We Can See" è il ritorno di questi autentici indie-rockers da Portland, Oregon, che già in precedenza avevano preso a spallate le montagne di fans assiepati sugli ipotetici spalti dello stadio musicale indipendente. Sono stati tra i fiori all’occhiello della nuova Sub Pop, vuoi anche per confini geografici, e dopo 6 anni di accesa militanza è tempo di guardarsi altrove, andando proprio a sposare l’etica inossidabile di un marchio influente come Kill Rock Stars. Il terzetto si ripresenta con un cambio radicale, nella figura del batterista Westin Glass – proveniente dal gruppo culto di Seattle Say Hi – che va a raggiungere i membri fondatori Kathy Foster e Hutch Harris. Questo è il settimo anno di attività del gruppo, che dal 2002 ha già solcato i palchi di mezzo mondo, prendendo parte alle più celebri manifestazioni americane. La band non usa troppi giri di parole quando si tratta di affrontare il nuovo lavoro, a detta degli stessi autori è un disco fantastico, ci sono le loro canzoni migliori accompagnate dai testi più profondi e da una registrazione che finalmente può portarli nell’Olimpo dell’alta fedeltà, non fosse altro per la produzione di John Congleton, veterano della consolle già recentemente al lavoro con Explosions In The Sky e Polyphonic Spree. Mai come ora il gruppo sembra perfettamente a suo agio in questo mare di melodie e chitarre, riportandoci ai migliori giorni se non agli albori di quello che oggi – con molta sufficienza – viene definito indie-rock. Prendete e godetene tutti.

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