29/03/10

Jeremy Jay - Splash



Piccoli talenti crescono. Dopo aver conquistato un buon numero di appassionati con le sue due precedenti pubblicazioni per K Records, Jeremy Jay decide di orchestrare in maniera ancor più efficace il suo pop in punta di piedi, facendo in modo che l’aria sbarazzina dei suoi pezzi acquisisca una valenza più adulta. Splash è il terzo album dell’artista americano e viene licenziato in Europa dalla solerte label francese Differ-Ant. Registrato durante la sua residenza londinese nell’estate del 2009, al culmine del suo lungo tour europeo, il disco segna un’ovvia dipartita stilistica per il nostro. Affrancatosi in qualche misura dal low-fi che ne aveva caratterizzato il debutto, Jeremy fa propri i suoni angolari del post-punk americano ed inglese, strizzando volentieri l’occhio a gente come Sonic Youth e Siouxie & The Banshees, senza dimenticare una sua ossessione adolescenziale: i Pavement.

Un’aria di rinnovamento che ammanta il disco, con chitarre che finalmente graffiano e svolazzi sintetici, che semmai riportano alle stagioni d’oro del meno compromissorio wave sound. E la grana delle canzoni è davvero eccellente, con testi sommessamente nostalgici. Figlio di quegli anni ’80 Jeremy non può certo resistere all’onda lunga di pellicole come i Goonies, Rad, e Time Bandits, che tra l’altro hanno accompagnato in termini di suggestioni il soggiorno inglese di questo giovane californiano. Potremmo affermare - senza il timore di essere smentiti – che Splash è un tipico prodotto indipendente americano di quella stessa stagione, richiamando nella scelta dei suoni le più rinomate produzioni di casa SST ed Homestead.

Accompagnato da Jet Marshall alla chitarra ritmica, Tony Harwood al basso e Jacob Grace alla batteria, il nostro ricama un disco fascinoso, figlio sicuramente di un periodo che tanto ha dato al moderno universo indie.

1 commento:

Davide Ingrosso ha detto...

"figlio di un periodo che all'indie ha dato tanto"...si,concordo in pieno!

http://indirizzoindie.blogspot.com/