Pubblicato nel
1981 dalla Takoma di John Fahey, Nommos è un disco incredibile per le sue
molteplici implicazioni. Potremmo prenderlo come l’esotico esperimento di un
ingegnere del suono, o come un capitolo a sé stante nella storia dell’elettronica
contemporanea. Fatto sta che Superior Viaduct ha messo a segno un altro colpo
gobbo, rendendo nuovamente disponibile il vinile di questa opera angolare. Considerato
che l’originale è irraggiungibile ed anche
le poche copie non ufficiali che si affacciano sul mercato costano un occhio
della testa, il lavoro di recupero è oggi quanto meno benvenuto. Leon
pubblicherà un secondo album altrettanto raro a suo nome e per l’olandese
Plexus una collaborazione con l’erratico spirito freakadelico Arthur Brown
(esatto, proprio quello del Crazy World Of…). Dicevamo della professione
ufficiale di Leon, la sua tecnica dietro al banco di regia a disposizione di
alcuni dei nomi capitali della wave, del pop e del post-punk newyorkese. Dai
Ramones ai Blondie, passando per Richard Hell e Suicide, sono stati
innumerevoli gli artisti che a lui si sono rivolti.
Nommos è però una fuga in termini, un disco di musica cosmica dal forte retaggio africano, un bagno nel minimalismo storico – la stessa discendenza di Terry Riley e La Monte Young – ed uno spettro sul futuro algido dell’elettronica dal piglio industriale. Altro dettaglio, il mago della musica dance italica Daniele Baldelli suonava il disco di in apertura di alcuni dei suoi più ispirati dj set. L’incedere ritmico di questo (capo)lavoro ha ancora un fascino astrale, forti anche le similitudini con certi Cluster e Faust, nello stravolgere la materia ritmica ed indirizzarla verso profondità inedite. Un pozzo di idee in altre parole, osannato dai blogger di mezzo mondo ed ora finalmente fuori dalla clandestinità. Prendetene a piene mani.
Nommos è però una fuga in termini, un disco di musica cosmica dal forte retaggio africano, un bagno nel minimalismo storico – la stessa discendenza di Terry Riley e La Monte Young – ed uno spettro sul futuro algido dell’elettronica dal piglio industriale. Altro dettaglio, il mago della musica dance italica Daniele Baldelli suonava il disco di in apertura di alcuni dei suoi più ispirati dj set. L’incedere ritmico di questo (capo)lavoro ha ancora un fascino astrale, forti anche le similitudini con certi Cluster e Faust, nello stravolgere la materia ritmica ed indirizzarla verso profondità inedite. Un pozzo di idee in altre parole, osannato dai blogger di mezzo mondo ed ora finalmente fuori dalla clandestinità. Prendetene a piene mani.